EPISTASSI: COS'È E COME SI AFFRONTA
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“Oh mi scusi, avrei un’emergenza: a mia figlia è sceso il sangue dal naso. Potremmo usare il bagno, gentilmente? Ha per favore del ghiaccio e un pò di fazzoletti di carta?” Quest’episodio è capitato l’estate scorsa, mentre sorseggiavamo un tè freddo in una caffetteria in città dopo il saggio di chitarra di mia figlia. Ho pensato: “Saranno stati il caldo afoso, la stanchezza o le emozioni, i suoi episodi allergici che si presentano quando meno ci si aspetta e che sicuramente l’avevano resa più sensibile.”

Abbastanza frequentemente capita di imbattersi in questo disturbo fastidioso e alquanto spaventevole: la perdita di sangue dal naso, nota come epistassi o rinorragia. Esso può insorgere a qualsiasi età, indipendentemente dal sesso e dalla razza e, soprattutto nei bambini, la vista del proprio sangue infonde paura e apprensione.

La causa è la rottura di un vaso di sangue - capillare o piccola arteria - all'interno delle cavità nasali, che comunemente è dovuta a:

- traumi di piccola o media entità, che interessano direttamente il naso o più generalmente il viso;

- forte vasodilatazione dei capillari superficiali durante il periodo estivo, nelle giornate molto calde e afose;

- raffreddore forte, che costringe a soffiarsi ripetutamente il naso;

- rinite allergica, che può comportare secchezza delle mucose nasali e quindi restringimento del lume dei vasi sanguigni;

- alcune malattie virali o batteriche come influenza, rosolia, scarlattina, che comportano episodi febbrili importanti conducendo ad un danno del tessuto mucosale avvolgente i vasi sanguigni con la conseguente fragilità delle loro pareti;

- uso abituale e ripetuto dei farmaci vasocostrittori e/o antistaminici in spray o gocce nasali, con conseguente indebolimento della barriera mucosale nasale e fragilità capillare;

- soprattutto per i bambini piccoli, introduzione di oggetti contundenti nel naso o più comunemente al gesto di infilarsi le dita nel naso nel tentativo di ''pulire'' l'interno delle narici.

In tutti questi casi, il sangue che fuoriesce è di colore rosso vivo, fluido, a gocce o flutti, a volte accompagnato da muco fluido trasparente.

In età avanzata spesso l’emorragia nasale può indicare uno stato di ipertensione arteriosa e indebolimento delle pareti vascolari e si presenta, invece, come fuoriuscita continua e lenta di sangue denso e di colore scuro. E’ spesso accompagnata da mal di testa e senso di vertigine e nausea; bisogna sempre rivolgersi al medico per accertarne le cause, che possono includere anche terapie farmacologiche con anticoagulanti, antipertensivi e diuretici, antinfiammatori, cortisonici e altro.

Episodi più gravi di emorragia nasale possono essere sintomo di alcune malattie emorragiche come emofilia, leucemie, porpora, alcuni tumori-sarcomi, angiofibromi, linfomi, alcune infezioni gravi, difterite, rinite sifilitica; le lasceremo sicuramente interpretare al medico nel contesto più ampio della sintomatologia generale, insieme all’indicazione dei trattamenti da seguire.

La cura

Per tutti i traumi che comportano emorragia nasale, oltre alla visita medica d’obbligo, si consiglia un’attenta osservazione anche a distanza di tempo, sempre se presenti altri sintomi come mal di testa ricorrente o vertigini e nausea o ancora disturbi della vista che non si sono manifestati precedentemente o che sono peggiorati dopo l’episodio di emorragia nasale.

Generalmente per fermare la perdita di sangue si deve:

- comprimere fortemente tra pollice e indice le narici per non meno di 10 minuti, rimanendo in piedi o seduti e tenendo la testa reclinata in avanti per impedire che il sangue vada ingerito o che finisca nei polmoni;

- possibilmente fare spugnature oppure lavarsi con dell’acqua fredda e applicare del ghiaccio sulla fronte o sulla nuca;

- dopo che l’emorragia si è arrestata, soffiare il naso per liberare le narici da eventuali grumi o coaguli che possono otturarle, anche se alcuni medici sconsigliano di farlo, ma può essere d’aiuto, soprattutto negli episodi di lieve entità;

- utilizzare un tampone emostatico solo se la perdita di sangue non viene fermata comprimendo le narici. Alcuni medici specialisti sconsigliano l’uso del cotone o tampone emostatico, soprattutto nei bambini, perché ciò può indurre il bambino a deglutire del sangue e in seguito vomitarlo. Comunque se ne fa un largo uso e non ci sono prove concrete che ciò peggiori le condizioni della mucosa nasale;

- possono essere utili le instillazioni di 1-2 millilitri di soluzione fisiologica, goccia per goccia, per eliminare i residui e ripristinare al meglio la funzionalità della mucosa nasale;

- le persone che ne soffrono in modo ricorrente possono far uso di pomate nasali con effetto idratante e lenitivo, cicatrizzante, antinfiammatorio, a seconda dell’entità del disturbo;

- se all’esterno fa caldo si consiglia di ripararsi possibilmente all’ombra e rimanere a riposo in tranquillità per almeno mezz’ora (non alzarsi e camminare subito, stare attenti ai cambi repentini di temperatura). Inoltre, si suggerisce di bere a piccoli intervalli dei sorsi d’acqua (possibilmente minerale) fresca e regolare il respiro.

Quando questo disturbo è ricorrente e le emorragie nasali sono frequenti e abbondanti, la causa può essere di natura costituzionale, spesso congenita (dilatazione delle venule della ‘’zona di Valsava’’, reticolo venoso posto dietro la base del setto nasale): in questo caso gli episodi sono sempre improvvisi, senza dolore né altri sintomi, più spessi in estate.

Se il trattamento sintomatico è generalmente lo stesso per ogni episodio, per il disturbo ricorrente il medico può valutare la cauterizzazione o causticazione: si tratta di un intervento chirurgico, al fine di ‘’saldare’’ i vasi sanguigni sofferenti.  Le tecniche sono diverse (cauterizzazione chimica a freddo usando nitrato d’argento, cauterizzazione elettrica, con laser a diodi, usando risonanza quantica molecolare o la tecnica bipolare) e la scelta spetta sempre al medico specialista. Questo tipo di intervento non andrà mai eseguito in presenza di infiammazione della mucosa nasale con concomitante infezione batterica (vestibolite): non solo non comporta guarigione, ma può peggiorare la situazione per il ritardo nel processo di cicatrizzazione del tessuto infiammato.

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