Vitamina D e prevenzione COVID

 

La sua funzione non è solo quella di facilitare l'assorbimento di calcio e fosforo, promuovendo il rimodellamento osseo e la produzione e secrezione del paratormone, ma una sua carenza sembra avere anche ripercussioni su problematiche cardiovascolaridiabetetumori e infezioni. La vitamina D possiede dei recettori che sono espressi anche a livello delle cellule immunitarie (B, T e cellule presentanti l'antigene), che sono tutte in grado di sintetizzare il metabolita attivo della vitamina D, con una capacità di modulazione delle risposte immunitarie innate e adattive. Una carenza di vitamina D può alterare la funzionalità del sistema immunitario dovuta al suo ruolo immunomodulante, grazie all’aumento dell’espressione e secrezione di peptidi antimicrobici.

Recenti meta-analisi hanno evidenziato un ruolo protettivo sulle infezioni del tratto respiratorio con una integrazione di vitamina D. Le persone con malattie polmonari quali asma, fibrosi cistica, malattie polmonari ostruttive croniche e polmonite interstiziale hanno un aumentato rischio di carenza di vitamina D. Varie citochine, alcuni elementi cellulari, stress ossidativo e disequilibri enzimatici sembrano influenzare la proliferazione, il rimodellamento e la funzione polmonare e sembra che questi possano essere influenzati dai livelli ematici di vitamina D. Inoltre, le malattie polmonari croniche tra cui asma e malattie polmonari ostruttive croniche sono state collegate alla vitamina D anche su base genetica. Questa azione immunitaria e genetica della vitamina D può influenzare la patogenesi delle malattie polmonari croniche.

 

Studi osservazionali hanno messo in evidenza in modo significativo l’associazione tra carenza di vitamina D e riduzione dei test di funzionalità polmonare. Uno studio effettuato sia in vitro su linee cellulari di fibroblasti polmonari umani che in vivo su modelli animali, ha evidenziato come la vitamina D3 possa essere attivata a livello polmonare con un effetto preventivo verso la polmonite interstiziale. La vitamina D3 sembra inibire l'espressione delle citochine infiammatorie e i marker di fibrosi nelle linee cellulari analizzate. Studi in vivo su modelli animali hanno evidenziato, inoltre, una riduzione dei sintomi della fibrosi polmonare (indotta dalla bleomicina) e dell’espressione dei marcatori di fibrosi con una dieta ricca di vitamina D3. Sembra che la vitamina D3 venga attivata localmente nei tessuti polmonari, suggerendo come un apporto dietetico di vitamina D3 possa avere un effetto preventivo e di trattamento verso varie patologie.

Nonostante vi sia una notevole eterogeneità nelle varie pubblicazioni per diversi motivi. In linea generale sembra che una dose quotidiana relativamente bassa (in media da 800 UI a 2000 UI) sia più efficace rispetto ad un dosaggio più alto dato settimanalmente o mensilmente, va sempre fatta una valutazione sulla persona e sui livelli ematici della vitamina D.

Affinché la integrazione con vitamina D sia efficace come prevenzione alle infezioni del tratto respiratorio andrebbe fatta in maniera continuativa, prima dell’inizio della infezione.

 

References

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